Il programma VIVA, che ha come obiettivo la misura e il miglioramento delle prestazioni di sostenibilità della filiera vitivinicola attraverso l’analisi di 4 specifici indicatori, prevede, tra l’altro, l’analisi della carbon fooprint di prodotto o di organizzazione attraverso il calcolo dell’indicatore ARIA. Quest’ultimo esprime l’impronta climatica del prodotto o della cantina, come emissioni di Gas Effetto Serra associate direttamente e indirettamente al ciclo di vita della bottiglia di vino e/o alle attività dell’organizzazione, in conformità con gli standard internazionali di riferimento, rispettivamente la ISO 14067 e la ISO 14064.
Com’è noto, per il calcolo dell’indicatore ARIA, VIVA mette a disposizione un tool excel e uno specifico database che facilitano la raccolta delle informazioni e l’elaborazione dei dati, garantendo una confrontabilità dei propri impatti sul clima nel tempo. A fronte dei risultati della fase di calcolo, l’azienda dovrà, con cognizione di causa, indicare nei piani di miglioramento previsti dal programma, le maggiori criticità riscontrate e le azioni che intende realizzare per ridurre la propria impronta climatica.
Dall’analisi dei numerosi dati forniti dalle aziende VIVA aderenti al programma, nello studio Benchmarking of carbon footprint data from the Italian wine sector: a comprehensive and extended analysis, è emerso che la carbon footprint di una bottiglia di vino italiano da 0,75 l, lungo tutto il suo ciclo di vita, varia da 0,9 kgCO2 eq a 1,9 kgCO2 eq.
Come riportato in figura, l’imballaggio copre mediamente il 40% degli impatti, l’attività di campagna 18%, cantina 27%, distribuzione 13% e consumo 2%, sottolineando che le scelte aziendali in materia di packaging diventano molto importanti per garantire una riduzione dell’impronta carbonica del prodotto e/o dell’azienda.
Il CONAI sostiene che oggi il packaging è un elemento strategico per l’economia delle aziende da un lato e per le politiche di sostenibilità ambientale dall’altro. In quest’ottica, da un lato i produttori di imballaggi, a livello nazionale e internazionale, stanno investendo in prodotti orientati sui principi dell’ecodesign quali riciclabilità, minor uso di materia prima, uso di materiali rinnovabili, compostabilità, semplificazione del sistema di imballo, facilità di separazione dei materiali di imballaggio e riutilizzo; dall’altro, le cantine stanno sempre di più adottando scelte di acquisto virtuose per ridurre il loro impatto e quello dei propri prodotti, per incontrare le esigenze del mercato ed essere in linea con le politiche di sostenibilità europee e nazionali.
Alcuni dei progetti più rappresentativi sviluppati, negli ultimi anni, dai fornitori di imballaggi per il settore vitivinicolo, sono: i tappi con LCA comprensiva degli stoccaggi forestali di CO2 e la raccolta al fine vita del sughero del progetto Etico di Amorim Cork, le pratiche di economia circolare di UPM Raflatac – come il servizio di riciclo dei supporti delle etichette Rafcycle o le etichette RAFNXT+ provenienti da foreste gestite in modo sostenibile, il vetro di O-I con Centopercento Sicilia ed il risparmio energetico derivante dalle alte percentuali di vetro riciclato, ma anche la riduzione del peso delle bottiglie in vetro, la scelta di cartoni certificati FSC, l’uso di etichette con cellulosa da processi di riciclo sono interventi all’ordine del giorno da parte dei produttori di vino.
Nell’ambito del programma VIVA viene data ampia attenzione all’uso del packaging: agli usi dei materiali sono associati i fattori di emissione medi standard più aggiornati, per garantire che l’inventario delle emissioni sia più rappresentativo possibile. Per poter però valorizzare a pieno le cantine che scelgono materiali da imballaggio orientati ad una riduzione dell’impronta climatica, con l’aggiornamento dei disciplinari VIVA nella versione 2023/2.3, sarà data la possibilità, a fronte del ricevimento e della valutazione positiva da parte del MASE di uno studio certificato, di utilizzare, nella fase di calcolo, fattori di emissione specifici in sostituzione di quelli presenti nel foglio di calcolo “Aria” di VIVA.
Lo studio, elaborato dal produttore dello specifico packaging, dovrà:
L’utilizzo di packaging a basso impatto di carbonio rappresenta una buona pratica per ottemperare alle azioni di miglioramento previste dal programma VIVA e per ridurre l’impronta ambientale del proprio prodotto e della propria azienda.
Un ulteriore passo avanti sul sentiero della sostenibilità!!
TEAM VIVA
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